Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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"Un posto per chiunque introvabile tranne per coloro che sanno già dove sia" {OK}

Ultimo Aggiornamento: 19/08/2015 17:18
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31/07/2015 10:23
 
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Master: Laedo; Luogo: Locanda; Pg: Nahyra e Flemeth
RIASSUNTO
Alla locanda di Raad, in una serena notte d'estate si incontrano, nel bel mezzo di una ressa da taverna, Nahyra e..Flemeth.
Nahyra seda con la sua sola voce la rissa tra ubriaconi mentre Flemeth l'ammira con compiacimento.
Le due iniziano una conoscenza senza rivelare l'essenziale.

Annotazioni:

-FLemeth NON conosce il nome di Nahyra
-Nahyra crede che il nome di Flemeth sia DERMETH

°°°


NAHYRA [Tavolo]: La mezzo demone è seduta ad un tavolo, la schiena poggiata allo schienale della sedia. Si annoia e nella mano destra stringerebbe un calice di vino, muove lentamente il polso, in modo che il vino rotei nel bicchiere rilasciando la sua fragranza fruttata. Indossa un corpetto rosso, stretto da lacci neri, indossa dei calzoni neri, aderenti. Nel corpetto nasconde un pugnale, e accanto a sé è poggiata la sua spada. "°Mi annoio°" dice ad alta voce, prima di bere un goccio di vino. Gli occhi rossi percorrono tutta la stanza, mentre la coda da rettile giace immobile in grembo, solo la punta si muove lentamente.

FLEMETH:[Strada esterna] Un giorno turbolento il tempo appena passato in cui una sconosciuta, arrivata dal mare, crea caos in un luogo sacro i cui dettami di ordine e autorevolezza ornano le idee delle persone che vi risiedono come gli stendardi abbelliscono le fredde mura di pietra degli edifici frivoli. Come sempre la strega si tiene avvolta da stracci adornati ad abito, agghindata con ninnoli e stranezze, capelli corvini raccolti in lunghe e disordinate trecce ed un grande cappello di paglia le copre il capo ed il volto. Il pensiero di come si è accomiatata da quel pomposo sacerdote non poteva che lasciarla preda di un forte senso di soddisfazione. A testimonianza di questo un sorriso compiaciuto si mostra nell'ombra del cappello lasciando intravedere denti macchiati da un liquido scuro sempre umido che fuoriesce di tanto in tanto, specie in momenti di rabbia, dalle labbra della donna. Passeggiare nei budelli di quella città ricolma del fetore della morte non la fa sentire troppo lontana da 'casa'. I suoi sandali calpestano pozzanghere create dal riversamento di liquidi in strada direttamente dalle finestre e delle porte. Con questo caldo la pietra fa evaporare tali liquidi lasciando che di notte si crei una sottile nebbiolina di umidità che si avvinghia con spire d'acqua alla pelle nera di colei che sta per entrare in locanda.

[ATTENDERE RESPONSO]
Poche anime popolano la cittadina di Raad in questa luminosa notte. La luna a tratti viene oscurata da qualche nube scura che come maligno spettro traversa il cielo senza curarsi del fatto che la sua presenza possa essere più o meno notata. Una donna, che indossa il colore nero sulla pelle, avanza ripensando a momenti di un passato recente mentre qualcun altro, già seduto al bancone della locanda, si annoia pensando al proprio presente. È buffo quanto il fato possa giocare con il destino intessendo legami tra gli uomini, in apparenza per motivi diversi. Eppure le loro nature, i loro costumi, persino il loro aspetto fisico sono quanto di più diverso si possa immaginare. Tuttavia la serata non è tranquilla e due uomini superano Flemeth correndo a piedi nudi sulla strada urtandola malamente lungo il braccio destro facendole perdere il cappello di paglia che porta sul capo e facendo sì che cada in terra proprio su di una pozza d'acqua mista a urina. I due uomini entrano in locanda - dove ad un tavolo in un angolo sei ubriaconi si sfidano ad una gara per chi beve più vino- e salgono di corsa le scale che conducono al primo piano. Qualche urla lanciata da qualche ubriacone. Una donna strilla e dopo pochi attimi sei uomini ed una mezz'elfa ridiscendono le scale rumorosamente mentre sono intenti a lanciarsi insulti. La mezzo sangue è in parte svestita, indossa solamente braghe bianche e un lenzuolo attorno al busto, nient'altro.
[GDR PLAY. TURNI: Flemeth, Nhayra.]


FLEMETH: [Strada - Ingresso] Qualcuno la supera di corsa, urtandola con poca grazia e nell'attimo dell'impatto si sporgerebbe col petto ed il capo in avanti, tentando di avanzare velocemente di un paio di passi per non perdere l'equilibrio e rovinare in terra. Qualora vi riuscisse recupererebbe il capello finito in terra a pochi centimetri accanto a lei. Si chinerebbe lasciando che le tre collane che indossa ciondolino in avanti ricordando un tintinnio metallico, simile a quello delle catene. "Cani schifosi" masticherebbe a denti stretti definendo il vile comportamento di uomini brutali tanto quanto le bestie. Si rialzerebbe mentre tenterebbe si sbattere con le mani il cappello lasciando che qualche goccia di sudiciume, a giudicare dall'odore, coli al suolo laddove dovrebbe stare. La luna, tra una nuvola e l'altra, colpirebbe così il suo volto mostrando i tatuaggi neri sugli zigomi simili a lacrime nere sulla pelle d'ebano; ed i suoi occhi che rivelano pozze di pece. Decisa a non disertare dal suo itinerario si spinge ugualmente verso la porta d'ingresso della locanda. Avverte i passi pensanti di una corsa lungo le scale ma dall'ingresso non si muove e rimane ferma con il braccio sinistro regge l'anta della porta verso l'interno mentre con il destro sorregge il cappello umido ed emanante un cattivo fetore. Un nugolo di feccia, ubriaconi al primo piano e quella che sembra essere una donna, appariscente nel vestire, seduta al banco; sola, proprio come lei. Rimane pochi istanti ancora ferma e gli occhi volgerebbe alle scale cercando di spostarsi poco prima che un rocambolesco teatrino rotoli al piano terra proprio dietro di lei.

NAHYRA [Tavolo]: Pensa a se stessa e alla noia, proprio in quel momento due uomini irrompono nella locanda, a piedi nudi irrompono in locanda, recandosi al piano superiore, Kahira li guarda muoversi velocemente, ma non si preoccupa, anche lei è strana, e per questo non giudica mai nessuno. Continua bere il suo vino, lasciando che la mente vaghi nel passato, ricordi, sapori profumi, ma i suoi pensieri sono nuovamente turbati, da urla schiamazzi e insulti. Volge lo sguardo verso le scale, fonte del chiasso, ma ancora non si muove, digrigna semplicemente i denti, sdegnata. Ma dopotutto potrebbe rivelarsi divertente. Nota l’aprirsi della porta e l’ingresso di qualcuno, ma per ora non degna di uno sguardo la nuova arrivata.

[ATTENDERE RESPONSO]
Mentre la donna che porta il nero come colore di pelle rimane sull'uscio per guardarsi intorno per rendersi conto di cosa stia accadendo all'interno; la solitaria Nahyra reagisce in modo del tutto indifferente all'evento continuando a bere, anch'ella, dell'altro vino. Alle loro spalle, a circa 15metri di distanza, dal tavolo di ubriaconi un uomo si leva in piedi "CODARDO..TU BARI" grida lanciando al suo bersaglio un oggetto. Si ode dopo qualche istante uno schianto secco di una grossa brocca in cotto che è stata lanciata nel bel mezzo della sala, seguita da un'altra grossa brocca che si abbatte sulla parete vicino alle scale. Un uomo, dal tavolo dei sei, si è alzato e tenta di scappare per le scale facendosi largo tra la combriccola che battibecca proprio in quel punto. D'istinto uno degli uomini che fino a quel momento gridava sulle scale verso la mezz'elfa afferra il fuggiasco e lo atterra con un pugno. Gli ubriaconi, alla vista del loro amico mortificato da altri che classificano all'istante come guastafeste, si avventano su per le scale creando un gran scompiglio. Cazzotti, sedie e spintoni sono la base di una sonora ressa da locanda. La sceneggiata per il momento rimane preclusa nella zona dell'ingresso e delle scale.
[GDR PLAY. TURNI: Flemeth, Nhayra.]


FLEMETH: [Bancone] Davanti a lei la locanda è teatro di un grande tumulto: sedie rovesciate, frammento di coccio riversi in terra, vino sprecato ovunque. Si fa largo verso il bancone "Che diavolo succede?" esclama leggermente infastidita, dalla situazione e dal baccano, nei riguardi di Nahyra che sembra concentrata sulla scena e forse ancora non l'ha notata. Cerca di sedersi ad uno sgabello di distanza da colei che solo avvicinandosi nota avere una coda da rettile che le giace in grembo; non se ne stupisce e anzi la novità l'allieta dato il suo..Essere. "Dannati attaccabrighe" morde la parole lasciando che la propria voce sembri graffiante come un gatto che soffia al suo nemico.

NAHYRA [Tavolo --> Scale]: È la sua locanda, lei non può tollerare simili comportamenti, ma dopotutto nemmeno lei è rispettabile, e ha commesso atti ben peggiori per questo non giudica. Osserva il gruppetto inclina la testa lentamente, mentre un’espressione di sdegno si dipinge sul suo viso. “Dovresti intervenire” suggerisce la voce nella sua testa. "°E perché? La cosa si sta facendo appena interessante!°" dice sorridendo, mentre un altro uomo si alza in piedi accusato di barare, lo guarda scappare verso le scale, e quella è la causa scatenante di una rissa. La donna dalla pelle nera si siede vicino a lei, farfugliando qualcosa, ma ella non ascolta, ha lo sguardo fisso sugli attaccabrighe. Stringe i pugni, non ha alcuna intenzione di essere colpita da qualche oggetto, così urla "°Ora basta!°" la sua voce è profonda e cupa, abbassa il capo, e lo solleva lentamente, mentre gli occhi color sangue incontrano, a turno, quelli degli uomini e della mezz’elfa. "°Ora basta°" ripete con calma quasi accomodante, ma il risultato è solo un tono più inquietante. Al alza dalla sedia, le sue movenze leggere e fluide. Afferra la spada e la assicura alla cintura. Si avvicinerebbe lentamente agli uomini, ed essi man mano che si farà più vicina, tutti i presenti, compresi la nuova donna, avvertiranno uno strano senso di disagio, come se vi fosse qualcosa di tremendamente sbagliato in quella situazione, capirebbero immediatamente che la fonte di quel disagio è quella strana donna con una coda da rettile, e la loro mente si farebbe più nebulosa, meno lucida di quanto già non fosse per via dell’alcool (//incutere timore Liv. 3) "°Ho detto basta!°" urlerebbe raddrizzando le spalle, sperando che la sua presenza basti a chetare i loro animi.

[ATTENDERE RESPONSO]
Una turba di forsennati è intenta a colpirsi con ferocia, in un turbinare di corpi avvinghiati nella lotta; intorno a loro un fuggi fuggi generale di uomini troppo deboli per combattere e della mezzelfa intenta a preservare il suo onore correndo verso la porta mezza svestita. Pare non aspettassero altro che passare alle mani. Boccali in legno vengono lanciati come proiettili e alcuni atterrano proprio nei pressi del bancone. Proprio in quel momento l'impura si leva in piedi e al terzo richiamo stentoreo le gesta s'interrompono ma non gli sguardi che continuano ad inseguirsi fissandosi biecamente. Un uomo si massaggia la mascella, asciugandosi con il dorso della mano un rivoletto di sangue che esce dal labbro tagliato. Tutti sembrano aver colto con grande attenzione le parole della donna. La mezz'elfa regge solo qualche attimo prima di mirare la coda dell'Impura e con un urlo degno di un'aquila riesce a fuggire con il lenzuolo abbandonando la locanda. Qualche brusio e un uomo, fino a poco prima in piedi, crolla sulle scale svenuto. Alcuni invece guardano torvo Nahyra e si avviano al primo piano verso le stanze. Tre di loro si avvicinano al bancone dove si accingono a ordinare altro vino mentre il più anziano, china direttamente il capo sulla superficie legnosa.
[GDR PLAY. TURNI: Flemeth, Nhayra.]


FLEMETH: [Bancone] Il cappello lascia scivolare in terra vicino al suo sgabello mentre chiede all'oste "Del vino" senza cortesia aggiunta. Si volta e le parole gridate dalla donna rettile non le lasciano altra scelta che lasciarsi percorrere da due lunghi brividi lungo la schiena: le piace. Una donna con del potere. "Avete messo a letto i giovinastri?" le domanda con sarcasmo; deve ammettere che la scena è risultata non poco divertente. Sorride mostrando i neri anneriti da una saliva scura come l'inchiostro di seppia mostrando nonostante tutto un viso dolce e delicato in quell'espressione di chi cerca complicità e non un contrasto. Le volta le spalle attendendo il calice di vino "Questa marmaglia indegna si è scatenata come una piena irresistibile dentro le mura di questa locanda e voi siete riuscita solamente con il tono di voce a sedare i loro animi...davvero notevole" ammette ora ricercando nuovamente il suo sguardo.

NAHYRA [Bancone]: Sorriderebbe soddisfatta l’impura, incutere timore era sempre una cosa che le scaldava il suo cuore freddo e morto. Si porterebbe le mani ai fianchi, quindi si volterebbe udendo le parole della donna al bancone. Riderebbe, una risata roca e profonda, come se provenisse da qualche abisso perduto. "°Sappiamo essere molto persuasive naturalmente°" usa il plurale, lo usa sempre e non si preoccupa di cosa possano pensare di lei gli altri. Si avvicina alla donna e prenderebbe posto al suo fianco, facendo cenno all’oste che ha già pronto per lei dell’altro vino. "°Sono innocui, cercano solo di ingannare la noia°" continuerebbe affrettandosi ad afferrare la sua coppa di vino.

[ATTENDERE RESPONSO]
Nessuno si pronunzia o ribella. C'è chi si ritira nelle proprie stanze e c'è chi torna a bere..o a dormire in qualche caso; proprio come quell'anziano umano che ora russa sonoramente al fondo del bancone. Passerà sicuramente la notte in quella posizione. Mie Signore, i giochi sono vostri!
[GDR end. TURNI: Flemeth, Nhayra.Proseguite pure in automastering!]


FLEMETH: [Bancone] Non smette di sorridere e di osservare quegli occhi rossi così tipici di...altre specie, diciamo. Una bambolina dalla pelle scura, eppure crudele e senza limiti. Non si direbbe a primo impatto. "Sembra che tutto stia crollando" afferma afferrando il calice che l'oste le consegna e stringendolo tra le mani, contro il petto che sporge appena sopra il bancone; ha poco seno e non vuole mettere nulla in mostra. Gli occhi scuri volge verso colei che non è umana "Cos'ha ridotto la vostra città in questa triste condizione?" domanda riferendosi all'assemblamento di varie razze costrette in così poco spazio. Nient'altro aggiunge e prende a bere a piccoli sorsi quel liquido rosso che le ricorda solo il sangue che sinora ha versato ovunque sul suo cammino.

NAHYRA[Bancone]: Kahira si rigira una coppa di vino tra le mani, mentre la sua coda si muove lenta, e placida. Osserva la nuova arrivata dalla pelle nera, non l’ha mai vista prima, altrimenti se ne ricorderebbe. "°Tutto sta crollando?°" domanda, più a se stessa che all’altra. Alza le spalle,non le importa molto, se tutto crolla, lei può solo guadagnarci … altro potere. "°Questa condizione?°" ripete, e prima di rispondere berrebbe un sorso di vino "°Necessità, diciamo. Anche se a volte gli uomini mal sopportano di essere reclusi come ratti, la necessità di sopravvivere li porta a sopportarsi, a chinare la testa e ingoiare bocconi amari°" dice. Poi si volta a guardarla, punterebbe i suoi occhi rossi in quelli neri dell'altra "°E voi, cosa vi ha indotta ad approdare in questa triste città?°"

FLEMETH: [Bancone] Si stringe nelle spalle e sorride debolmente asciugandosi il labbro dal vino con la punta della lingua "Le città sono grandi animali, in tutto simili a quegli animali più piccoli che le abitano" afferma con amarezza; "E sono offese dagli stessi crimini. Si può pugnalare una città, come si pugnala un uomo" insiste ora mostrandole un gran sorriso; per lei questa è una grande verità, è stata quella la sorte del suo ultimo marito. Cosa l'ha spinta in questa triste città? Il volto sospinge verso quello di lei facendosi un pò più vicina "..La ricerca di cibo.." spiega con finto tono umile e con voce lasciva tornando al suo boccale che con entrambe le mani afferrerebbe e ingollerebbe tutto d'un fiato. Riabbasserebbe il boccale mostrando gli evidenti segni del vino attorno alle labbra. "Inoltre sto cercando una casa..un rifugio se così vogliamo chiamarlo" ancora sorride con fare inquietante "Un posto per chiunque introvabile tranne per coloro che sanno già dove sia" le rivela ridacchiando "Voi credete di potermi aiutare?" domanda con tono innocente e falsamente ingenuo. Mantiene ora un atteggiamento pacato.

NAHYRA [Bancone]: “Mi sento a disagio” confessa la voce nella sua testa, sente il disagio dell’anima umana come se fosse il proprio, lo scaccia via agitando una mano "°Cosa non ti mette a disagio?°" direbbe ad alta voce, senza guardare la donna, perché è evidente che non si sta riferendo a lei. Tornerebbe poi a incrociare i suoi occhi "°Dite che state cercando cibo°" indica il suo vino "°Eppure state bevendo°" commenta ironica, afferrandosi la coppa tra le mani, la fa roteare con attenzione per evitare che il liquido contenuto al suo interno cada sul bancone di legno. Raddrizza le spalle alle parole della donna, -un posto introvabile tranne per coloro che sanno già dove sia- proprio come la mano nera, non conosce quella donna, non sa nemmeno il suo nome, le sue inclinazioni, i suoi desideri. Non sa nulla di lei. Sorride, si lascia sfuggire una risata "°Potete restare qui per qualche notte, l’oste sarà comprensivo, se sono io a raccomandarvi°" continua, attirando l’attenzione dell’oste, per assicurarsi che abbia compreso le sue parole. "°In cambio vorrei almeno conoscere il vostro nome°" conclude fissandola a lungo, con uno sguardo profondo e per certi versi disarmante.

FLEMETH: [Bancone] Il suo nutrimento è ben diverso che dall'ordinare qualche fettina d'arrosto in una locanda ma buttiamola pure sulla misera compassione o pena "Ho pochi spiccioli per pagarmi da bere non certo per ordinare un piatto in una taverna e, come tutti sanno, il vino conforta e dà calore oltre a stordire e lasciare un senso di soddisfacimento nello stomaco" relaziona con semplicità. Il suo vero nome. A che servirebbe farglielo conoscere? Ne otterrebbe un coacervo vischioso di verità e menzogna in cui la luce della giusta ragione sarebbe corrotta dall'artificio del colpevole. Non ha il dono di penetrare la mente della non-umana. Potrebbe, al momento attuale, non fornirglielo data la mancata conoscenza della sua interlocutrice. "Dermeth" le sorride nuovamente osservandola con semplicità e candore. Sicuramente la donna dagli occhi rossi sarà abbastanza sveglia da comprendere che probabilmente quello non sia il suo vero nome o potrebbe anche fidarsi al momento o ancora potrebbe capire che questo non sia il momento giusto di presentarsi per quello che si è data la scarsa conoscenza tra le due. "Vi ringrazio del vostro aiuto" tenterebbe di congedarsi e, se Nahyra glielo concederà, d'indirizzerebbe verso le scale cercando una stanza libera dove far riposare quel corpo che non è abituato ad un simile stress.

NAHYRA [Bancone]: Sorride lievemente, forse solo a lei il vino, a stomaco vuoto, fa solo stare male. Ma non discute, non ne ha la posizione e stasera non è polemica come al solito. “Stai perdendo colpi” la schernisce la voce nella sua testa. Si incupisce "°Zitta°" sibilerebbe, per poi riportare l’attenzione sulla donna. Sono in pochi quelli che tendono a dare il proprio vero nome ad un estraneo, quindi annuirebbe, senza comunque credere ciecamente alle sue parole. "°Figuratevi°" direbbe. Ha sempre un tornaconto per quello che fa, nessun moto di compassione o altruismo, quello che da, riceve, spesso con gli interessi. "°Buona notte°" si limiterebbe a dire, salutando l’altra. “Che persona bizzarra” commenta l’anima umana nella sua testa e Kahira si limita ad annuire "°Vino a volontà!°" ordina infine all’oste "°E una bistecca°" le è venuta fame a parlare di cibo.



Laedo, detto l'Antico,
Capostipite della Razza dei Draghi d'Oro
Supremo Sacerdote del Culto del Drago,
Signore dei Draghi dei Regni D'Oriente.
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“Che uomo è un uomo che non rende il mondo migliore”

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19/08/2015 17:18
 
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GDR APPROVATO

Nahyra = 15 pe

Flemeth = 15 pe

Annotazioni:

-FLemeth NON conosce il nome di Nahyra
-Nahyra crede che il nome di Flemeth sia DERMETH


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-Galian erede di Gandar-
centauro di Plutone
Supremo Custode della natura

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