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{La pedina e l'alfiere}

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2016 19:49
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09/02/2016 21:13
 
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Flemeth, Frederik, Laedo
RIASSUNTO
In una radura nel bel mezzo della foresta di Raad un drago d'oro e un drago nero si fronteggiano. Antichi nemici come la notte e il giorno. Durante lo scontro verbale appare l'umano Frederik che allieterà i tormenti della Nera, ma procurerà apprensione nel cuore dell'Antico.
Al fine un attacco di Flemeth rivolto a Frederik viene interrotto dal corpo di Laedo che avrà bisogno, al più presto, di cure.
Flemeth fugge per timore di una reazione del Padre dei Draghi.

COMMENTO
Chissà che cosa sta tramando la giovane e audace Flemeth.. la curiosità di scoprirlo è tanta [SM=g2439328]

È necessaria almeno una role di cure per il drago per disinfettare e prevenire infiammazioni.
L'acido ha corroso qualche scaglia del collo lato sinistro lasciando scoperta la carne viva.


°°°


FLEMETH: [porta Raad/sentiero F.U.] A occidente termina il tramonto, e sottili fili rosati si mescolano al nero e al cobalto della notte. Sin dai primi momenti del crepuscolo sulla strada è caduto un silenzio attonito, irreale, mentre la macchia candida di una stella brilla come il diamante nel giardino del Sole Oscuro, oscurando ogni altra stella. Forse avrebbe dovuto aspettare l'alba prima di intraprendere qualsiasi cammino. Indossa i soliti sporchi e strappati stracci che oramai possiedono il colore della terra su cui si cammina; capelli neri attorcigliati in trecce scomposte e luride. La pelle delle braccia e del volto che, come colori, si mescolano alle ombre della sera. Un cappello largo di paglia nasconde il viso. Chiunque attenderebbe che la speranza di un nuovo giorno illumini i volti che ora sono già sommersi dalle ombre della sera, tanto da essere a stento distinguibili, per andarsene girovaghi per chissà dove. Nessuna arma se non se stessa. Quando giunge davanti al varco, lo trova inaspettatamente aperto. Un gruppo di uomini in armi, in attesa di chissà cosa, è schierato davanti all'ingresso della cittadella. Dopo un attimo di incertezza decide di proseguire. Se ci fossero stati problemi si sarebbe fatta subito riconoscere. Ma, compiuti pochi passi, si ritrova circondata dalle picche della guardia, mentre robuste mani l'afferrano per il braccio "In perlustrazione notturna, dolcezza?" le si rivolgono con sorrisi sornioni."Sssscccchhh" sibila lei soffiando come una serpe, mentre il cappello le cade dal capo andando a posarsi a terra vicino a un cumulo di escrementi di cavallo mostrando un volto di pelle nera come la pece. Divincola il braccio rispondendo "Lasciami andare, feccia" risponde tra i denti tenendo volontariamente le labbra sottili a mò di monito. A seguito di una fragorosa risata da parte dei bargelli la prescelta, ora libera di proseguire il suo cammino, si addentra alla foresta di Raad. Di quei tempi nemmeno le guardie hanno il coraggio di ostacolare creature tanto insolite.

LAEDO:[radura F.D.] La stagione invernale è iniziata e prosegue tra presagi terribili. Alla porta del Drago, in una fredda e piovosa notte, un fulmine ha colpito e decapitato una torre di guardia, scaraventando sulle pietre in basso ciottoli e pietre. Lo schianto è rintronato sin nel cuore della cittadina di Raad, dove coloro che indossano spoglie mortali si sono precipitati fuori dal letto pensando ad un terremoto e raccomandandosi l'anima agli dei. Nella foresta gli animali nascevano corrotti da deformazioni e di uno strano colorito nero, probabilmente contagiati dagli Altri; ma forse può anche essere una curiosa stravaganza della natura. Le bestie tuttavia si mostrano taciturne e schive. Ma poi all'inizio della fredda stagione, nei boschi fuori le mura di Raad, un contadino sempliciotto, stravolto dal sudore gelido e starnazzando per il terrore, si è precipitato all'interno dell'Enclave gridando di aver incrociato sul sentiero un Drago Nero ricoperto di sangue. E blaterava di come la coda lo avesse sfiorato con le sue scaglie, e di come per un miracolo fosse sfuggito all'artiglio della sua Fame e nonostante le botte inflitte dalle guardie della città per riportarlo alla ragione, egli ha continuato per giorni a strillare di aver visto la Morte nel corpo di un drago nero scheletrico ed il suo ruggito, racconta, gli ha perforato i timpani come un tuono e non può dimenticare di aver visto un liquido scivolare fuori dalle sue fauci in grado di sciogliere il terreno sotto i suoi piedi. Gridava come preda di un'ossessione. L'Antico stesso ha perlustrato quel sentiero ricercando tracce dell'accaduto ma non ha trovato nulla, nemmeno un'impronta. Le guardie rinfrancate come tutto il popolino hanno finito per ammazzare il contadinotto per curargli il delirio. ma resta nel cuore di ognuno una tensione inespressa che non si placa. Dopo qualche passo, attutito dalla cenere che giace come un inglorioso tappeto sul suolo della foresta, le zampe posteriori cedono volontariamente lasciando che la possente mole s'accasci docilmente in una piccola radura poco distante dal sentiero principale, eppure ben coperta dal fitto della vegetazione.

FREDERIK [Sentiero]: Mentre la notte avvolge nel suo sudario quelle terre assediate, la foresta si quieta e si fa silenziosa, ogni anno di più, la morte incombe e striscia lenta anche se la minaccia è lontana ancora da quel luogo. L'uomo siede a fianco del sentiero su di un tronco caduto poco composto appoggiato a dei secchi rami che paiono reggere comunque il suo peso. Noia, indifferenza o che altro non si può dire cosa lo tenga in quel luogo quando la notte è calata. Indossa nere vesti come sempre pantaloni e casacca chiusi da fibbie e bottoni d'argento, ogni bottone reca inciso un teschio gigante. Alti stivali di pelle da cavaliere ai piedi ed un lungo mantello ad avvolgere la figura. I capelli corvini ricadono spettinati e selvaggi sulle spalle incorniciando un pallido viso in cui si agitano le smeraldine iridi che si puntano e scrutano le ombre che semplici occhi umani non possono penetrare. Al fianco sinistro riposa la spada lunga ricordo della sua stirpe e delle sue glorie passate alla destra la corta non meno carica di ricordi. Stretto alla coscia destra un fodero con tre pugnali da lancio e nello stivale destro riposa un sottile pugnale non visto. Non fa nulla si poggia indifferente a quei rami morti scrutando un sentiero che non è più molto percorso di quei tempi. Ha udito voci di draghi oscuri, ma da tempo dovrebbe giacere morto e non teme più alcuna creatura, supera lente e lunghe giornate tra l'inedia, tra un allenamento e l'altro e qualche ora con la Prescelta quando gli è concesso ma lei stessa e sempre più presa dai suoi doveri. Quindi passa le giornate indolenti mentre il mondo intorno a lui piano avvizzisce e muore.

FLEMETH: [sentiero - fitto- in mutaz.] Una volta in strada fa appello a tutta la propria energia per placare l'animo inferocito della sua vera natura. Li avrebbe trucidati. Fatti a brandelli. Ingoiati e rigurgitati. O almeno così pensa la Nera. Al solo pensiero di quei corpi di cui avrebbe fatto scempio sorride mostrando una dentatura irregolare e devastata da un liquido nero simile all'inchiostro delle seppie, una sua particolarità...da quel giorno. Libera. Sarebbe libera di mostrarsi per ciò che è e soprattutto per andare a caccia. Si addentra lungo il sentiero ricercando una radura che ben conosce per potersi mutare in tutto il suo splendore. Anzitutto inizia a concentrarsi per liberare la sua vera natura(Concentrazione I/III): gli occhi vengono socchiusi in un'espressione di pieno godimento mentre i passi s'affrettano a condurla nella fitta vegetazione. I battiti del cuore accelerano mentre avverte che i suoi occhi mutano la prospettiva e la pupilla da circolare si assottiglia cambiando così forma e cromia. Il dolore degli artigli che spingono per uscire dal corrotto involucro di una forma mortale, mentre la nera salivazione che la contraddistingue in forma antropomorfa cambia assumendo un orribile fetore e una giallognola colorazione.

LAEDO:[radura F.D.] Il bagliore delle lucciole è giunto al termine. Il loro corpo emette un debole sfrigolio poi si spegne con un ultimo guizzo. "Mmmmmhh.." emette con la gola l'antica creatura che ora è stesa con il ventre sull'erba mirando il punto in cui l'ultima lucciola è andata a spegnersi. Avverte i suoi pensieri farsi confusi, come se tutta la stanchezza di cento notti insonni gli fosse caduta addosso d'un colpo. Tende i muscoli del collo e gli occhi strizza, per quanto riesce, con forza, cercando di vincere il torpore. Un dolore sottile, annidato sotto l'impalcatura ossea del capo, è andato crescendo con il passare delle ore. Anche il suo udito si è fatto incerto. I versi violenti degli uccelli notturni giungono annebbiati, simili ad una cascata lontana. Un altro segno di malaugurio. E non è il primo. Nonostante il calore del suo corpo sente un brivido lungo le vertebre della schiena. Ha trascorso l'inizio della notte ad osservare le stelle, per tratte un auspicio su quello che riserva la sorte dei mortali; ma già al primo sguardo ne ha ricavato un pronostico infausto, come se un occhio maligno fissasse la terra da lontano. Ma chi più di lui può adoperarsi per salvare la situazione? Un intercapedine sensoriale lo distrae dalle sue preoccupazioni; come un gatto che avverte un topolino muoversi sotto il suolo [Conoscenza Sensibile III]. Ciò significa che a meno di 100metri da lui qualcuno ha lanciato, volente o nolente, un input..malsano.

FREDERIK [Sentiero]: Lui certo non percepisce la presenza delle antiche creature non per ora almeno. Se ne sta li abbandonato e penso nei propri pensieri. Conosce la sorte a cui il mondo si sta avviando, l'ha vista con i propri occhi, ha affondato le lame nei corpi alieni degli altri eppure nulla e cambiato, il mondo continua a morire e nulla che lui possa fare sembra poter cambiare quel corso. Un tempo nobile e capitano ora solo un sopravvissuto che ha cessato di piangere per quella morte imminente da tempo ha deciso che quando verrà cadrà combattendo, un fatalismo che ormai ha colmato la sua mente. Nulla è per sempre di sicuro un un semplice umano come lui. Carezza con la mancina l'elsa della spada, strumento di morte od amata compagna chi può dirlo e forse non vi è differenza alcuna in quella notte silenziosa animata solo da qualche verso d'animali lontani, ricorda il tempo in cui quella foresta era ben più viva ed abitata.

FLEMETH: [fitto - in mutaz.] Ormai dovrebbe esser giunta nel fitto della vegetazione, ma tanto presa dalla concentrazione, per poter mutare le sue sembianze, che non s'accorge che in una radura poco più avanti una creatura di luce si crogiola sotto il tetto del Sole Oscuro (concentrazione II/III). Travolta da un primo godimento e a seguire dal dolore lancinante che procura questa trasformazione si lascia coinvolgere emettendo bassi ringhi più o meno udibili mentre le vesti si squarciano ed il viso si allunga mentre la pelle risulta sempre più coriacea e definita. I capelli diventano solidi trasformandosi magicamente in strutture ossee mentre le mani ed i piedi si ingrossano rivelando letali artigli. Il colore viene trattenuto durante la mutazione e artigli, ossa, scaglie e persino ali rimangono nere come una notte senza luna. L'agonia è troppa per esser contenuta e mentre la schiena si dilania, per far fuoriuscire le ali, un grido di dolore squarcia la foresta trasformandosi ben presto in un ringhio inumano. Cammina ma velocemente le gambe cedono e le braccia vanno al suolo allungandosi e prendendo la posizione che più si addice a ciò che lei è in realtà. Dal fondo della schiena la coda appare e si allunga come una nera frusta. I denti diventano aguzzi mentre anche la lingua appuntita tale e quale ad un serpente si insinua nell'aria come a captare qualcosa. Di sicuro tutto quel frastuono attirerà qualche attenzione dato che gli alberi cominciano a tremare mentre la mole della strega abbatte i fusti e le chiome della vegetazione che l'avvolge.

LAEDO:[radura F.D.] Fruscii, crepitii, tonfi e sfregamenti..il suo udito li percepisce distintamente e poi un urlo agghiacciante di puro dolore devasta la notte facendola tremare ed un terremoto uditivo colpisce gli acuti sensi del drago che, il più velocemente possibile, si leva sulle quattro zampe. Mano a mano che passa il tempo la sensazione sgradevole aumenta ed è sempre più conscio che quanto si sta per avvicinare è un autentico e vero abominio. Un basso ringhio nasce dal ventre dell'Antico con la funzione di rianimare il suo ventriglio, ossia l'organo che contiene tutto il suo potere elementale. Il collo è eretto in verticale, lo sguardo è severo e le fauci leggermente aperte lasciano trasparire la dentatura ancora serrata; gli artigli affondano del terreno e la coda è poggiata al suolo per tutta la sua lunghezza mentre le ali rimangono chiuse contro i fianchi. Una statua irrorata d'oro costruita per adorare una qualche divinità naturale, questo sembra il drago mentre attende di veder apparire chiunque stia scatenando tutto quel trambusto.

FREDERIK [Sentiero]: La notte è squarciata da quell'urlo di dolore che di umano ha ben poco. Non si scompone assolutamente l'uomo [coraggio liv.3] ruota il capo in quella direzione. Piano si solleva da quel tronco e muove i propri passi in quella direzione. Ode rumori e fruscii, fosse un altro sarebbe già fuggito, ma lui deve sapere quindi non esita e muove i passi verso la fonte di quel verso alimentato dal dolore.

FLEMETH: [fitto/F.D.] Ormai è fatta. Mantiene la concentrazione solo per giungere al suo traguardo (Concentrazione III/III). Il collo si è allungato, arcuato e più sottile rispetto a quello degli altri draghi, gli occhi ferini d'un giallo ambra sono interrotti dal taglio verticale di una nigra pupilla. Le lunghe corna nere alte sopra la testa come un naturale diadema a rammentare, per coloro che la incontrano, che ella è e sarà l'unica regina delle tenebre. Il mondo è completamente rinnovato perchè i suoi sensi percepiscono eros e thanatos, la vita e la morte, in modo del tutto indifferente. Con gli occhi accesi la Nera segue la direzione posta davanti a se andando ben presto a sbucare laddove era sua intenzione arrivare: la radura. Oooh ma quale evento perverso! Cosa si nasconde fra i teneri fiori e le ombre? Un Antico...la personificazione di una strada lastricata di innocenza, fede e gioia...il Nemico. Gli occhi addolcisce come se stesse per sorridere eppure non ha timore e avanza alla sua vista con passo spavaldo e aria divertita.

LAEDO:[radura F.D.] Ora non vi sono più pensieri dove Draghi o draconici si siedono in modo familiare assieme agli uomini come fossero tutti amici, indulgenti e pronti a condividere anche solo un semplice pasto mentre si concedono scambi di opinioni e dibattiti. Ora occorre mutare questi pensieri in considerazioni tragiche perchè innanzi all'Antico si manifesta il suo anteposto: ignobile mancanza di fiducia, sleale violazione da parte dell'equilibrio, rivolta, disobbedienza; la Nera è parte di quella natura che è stata resa avversa a ciò che è giusto. Lei personifica la distanza dagli ideali, il disgusto verso il bene, l'ira e la crudeltà di un ingiusto rimprovero e infine..la sentenza che adduce al mondo un mondo di dolore..lei è Morte. Lei è Colpa. La sua ombra è miseria e annunciatrice di dolore. Un compito assai triste eppure essenziale per gli equilibri del mondo. "Con quale diritto sei qui?" ringhia ad alta voce il Padre dei Draghi. Una voce gutturale e severa.

FREDERIK [Sentiero]: Ode rumori e versi mentre scivola tra i tronchi si muove ombra tra le ombre il piccolo umano. Non emette ne versi ne suoni mentre si avvicina alla fonte di quei rumore udendo infine una voce che forse potrebbe anche riconoscere. Si porterà ai margini della radura avvolto dall'oscurità che gli è così congeniale e li le iridi smeraldine sudieranno ciò che accade.

FLEMETH: [radura/F.D.] Sorride, per quanto le è possibile, svelando una dentatura regolare, candida e acuminata, tipica di un giovane drago "Bene bene..." esordisce con voce straordinariamente melodiosa ridendo subito dopo a bassa voce schernendo quel dialogo. "Quale scintillante presenza ha favorito il Cielo in questa notte?" così dicendo, attraverso cespugli umidi e arsi, strisciando quasi come una nera foschia rasente il suolo, ammette tutta la sua oscura maestosità alla vista di Laedo. E per rispondere alla sua domanda rivela:"Io? cerco solo di rendere me stessa meno infelice" rivela come a spiegare un'ovvietà a colui che tutto dovrebbe sapere. La voce è oltremodo, fintamente, sorpresa nel rispondere a tale domanda. Volta, poi, il muso appuntito verso le proprie spalle e.. ops.. ha demolito parte della foresta mutandosi. " AHAHAHAHAAHAH..." una risata folle seppur melodiosa riempie la notte "Ma io non sto cercando di mettere qui dimora, mio signore" lasciva e fintamente sottomessa. La coda si muove sinuosa a raso terra.

LAEDO:[radura F.D.] Un ben cattivo frutto la conoscenza, se questo è il conoscere: "So cosa ti rende felice e ti assicuro che qui non avrai gioia. Tu che porgesti l'orecchio al Sole Oscuro, tu che sei sozzura dei nostri antichi pregi, tu che negli occhi hai traccia di un'evidente concupiscenza ignobile da cui dipende il male, la vergogna, l'Ultimo dei mali essendo i tuoi primi già compiuti" le grida contro mentre filamenti di saliva si staccano dalle fauci dell'Antico per andare a schizzare il suolo proprio innanzi alle sue zampe. "Le mie parole non richiedono introduzione perchè ben sai a quale luogo sei rilegata. Perchè non ti nutri degli Altri?" le rammenta prevaricando la compostezza di cui solitamente l'Antico si adorna. Un passo in avanti compie e ancora un altro e un terzo ancora solo per tentare di farla indietreggiare. Ed ecco che gli acuti sensi tra cui l'olfatto fiutano un terzo individuo nella radura. Un individuo che ben riconosce. 'Se puoi, rimani nell'ombra, ma vieni dietro alle mie spalle o lei ti troverà' {Telepatia III} suggerisce rivolgendosi a Frederik.

FREDERIK [Sentiero]: Percepisce quella voce nella testa, non si scompone la Prescelta più volte ha usato la telepatia con lui. Scorge la scena e di sicuro nel drago nero non può riconoscere la donna che ha già incontrato. Del resto non ha motivo di fare il suo ingresso nella radura, allontanarsi alle spalle del luminoso è sicuramente più sicuro. Quindi non emette alcun suono scivola d'albero in albero interponendo alberi e rocce tra se e le due creature serpentine così che sul suo percorso abbia sempre dei punti in cui celarsi. Non prova paura ma questo non significa che voglia gettare la propria vita. Con una calma innaturale (coraggio liv III) vista la scena inizia quel percorso che dovrebbe portarlo dietro il drago che già conosce.

FLEMETH: [radura/F.D.] Alla risposta dell'essere di luce lei nuovamente finge rammarico "Oh.." sembra dispiaciuta "..mi rattrista, ma non posso fare come tu imponi. Poichè trovo conforto agli incalzanti pensieri soltanto distruggendo, uccidendo, massacrando, rovinando...e gli Altri sono già la personificazione della rovina.. non c'è caccia e non c'è gusto.." si giustifica ma preso s'interrompe di colpo. Rumori, lenti e quasi misurati nella vegetazione. Il capo ossuto ruota alla sua destra..nel raggio massimo di 50 metri nota qualcosa tra la vegetazione. E non crede sia un curioso animaletto o a quest'ora sarebbe già fuggito in preda a una crisi di panico. Ride nuovamente con voce bassa e suadente "Non siamo soli Antico, dico bene?" Ben presto il suo sguardo andrebbe ad individuare colui che senza maestria particolare tenta di celarsi tra la vegetazione.. sì, trovato. E' proprio lì, immobile ed immerso nel suo labirinto di curiosità e pensieri; non celato in un'orrida ombra, nè in una tana spaventosa, non ancora nocivo, senza timore e non temuto..laggiù in mezzo a quei cespugli che limitano la radura. Ciò che la creatura nascosta non sa è che ogni suo singolo respiro travolge la malizia di colei che è Nemico per eccellenza e che lei stessa priverà con dolce rapina a quel feroce intento tutta la sua ferocia primitiva. "L'occasione che ora mi sorride non la posso perdere.."confessa ad alta voce. "Vedo che non temi la mia maestosità e non offendo la tua vista se mi osservi...esci.. mostrami per intero il tuo coraggio " fa leva sull'orgoglio della creatura che si cela ora alla sua vista.

LAEDO:[radura F.D.] Osserva la Nera farsi beffe dell'umano e l'Antico che nulla può fare per occultare la presenza di colui che ben conosce volta anch'egli il capo senza rispondere alla domanda della sua interlocutrice. Un momento di apprensione coglie il suo cuore mentre attende che Frederik si riveli come da invito. Una fraudolenta tentazione nasce dalle parole di colei che con finta ammirazione invita l'umano a farsi avanti; ovviamente l'Antico divarica le zampe pronto a opporre resistenza. Nemmeno un dialogo può risultare innocuo con un Drago perchè tramite il medesimo potrebbe sempre insinuarsi nella mente e mediante incantesimo vincolare gli individui ad una volontà esterna ai loro cuori e alle loro menti. 'Puoi uscire, lei tenterà di prenderti ugualmente. Stammi vicino e non guardarla negli occhi. Non ti verrà fatto alcun male finchè starai vicino a me.' (Telepatia III) una voce greve, terrificante risuonerà nuovamente nella mente dell'umano.

FREDERIK [Radura]: Dovrebbe già trovarsi più vicino al luminoso che all'oscuro ormai comunque è stato percepito questo non lo può negare. Interpone una roccia tra se è l'oscuro conscio che l'altra sappia bene ove lui si trovi andrebbe a spuntare sempre muovendosi piano. Le parole nella sua mente non fanno che confermare in parte ciò che già sa. Probabilmente l'oscuro potrebbe riconoscerlo avendolo già incontrato in forma umana su quei sentieri, ma per l'uomo è la prima volta che posa gli occhi su quella creatura. Non gli dà la soddisfazione di mostrare paura " dovevo immaginare che non potevo sfuggire alle percezioni di una creatura come voi " direbbe fermamente emergendo parlando per prendere tempo. Sorriderebbe non mostrando paura (coraggio III) ma evitando gli occhi altrui attentamente fissando lo sguardo sul collo serpentino. Non mostra le emozioni ma non sono positive quelle che si agiterebbero in lui probabilmente, nonostante a Raad sia cambiato odia quelle creature che giocano con le vite degli umani e delle altre razze ed ora la nera lo sta mostrando in pieno.

FLEMETH: [radura/F.D.] Felice di averne guadagnato l'attenzione inchina più volte la cresta turrita e il suo collo smaltato e flessuoso in gesti di lusinga lambisce l'aria mentre percepisce ogni singolo passo dell'umano che mano a mano si avvicina. Un attacco diretto è fuori discussione..tra lei e il suo pasto ci sono le diverse tonnellate di un drago decisamente più forte di lei. Gli occhi ambrati studiano le fattezze dell'individuo. Ebbene sì .. nonostante il tempo rammenta perfettamente, come se fosse ieri, di averlo già incontrato...in altre fattezze. "Naturalmente.." fortifica il complimento rivolto a se stessa. "Sono l'imperatrice di un mondo che potrebbe esaltare le tue doti di coraggio, umano" sottolinea l'ultima parola come a ricordargli che proviene da una razza del tutto inferiore e che il suo aiuto potrebbe elevarlo ad orizzonti che forse nemmeno lui ha mai immaginato. "Saresti interessato a investire ruolo di dominatore, reggente e comandante di un vasto impero..finalmente padrone del tuo destino o preferiresti morire lentamente in dolorosa agonia soggiogato dal potere di altri?" domanda a brucia pelo.

LAEDO:[radura F.D.] Il libero arbitrio è un concetto del tutto sconosciuto ai draghi che vedono le situazioni o in bianco o in nero senza alcuna sfumatura. Così la Tentatrice offre ricchezze e promesse a colui che per sangue è debole a certe lusinghe ma se un poco ha imparato a conoscere gli umani l'Antico può ancora credere che le promesse di una mente folle possano dissolversi come onde sugli scogli davanti a chi ha già intrapreso determinate scelte. La speranza le riempie le fauci di parole melliflue e la sua gioia porta il colore della pece. La Nera è come un fuoco fatuo denso di qualche untuoso vapore, che la notte condensa e attorno lo circonda il gelo, agitandosi si accende e sprigiona una fiamma aleggiando in bagliori con luce ingannevole svia lo stupefatto viandante notturno e lo spinge fra pantani e acquitrini e stagni e gore, restandovi inghiottito e perduto, lontano da ogni soccorso. Non suggerisce nulla l'Antico..Frederik darà la risposta più sensata, ne è certo.

FREDERIK [Radura]: Sempre si muove lento senza incrociare lo sguardo con la creatura " sicuramente una grande offerta per una piccola creatura come me " direbbe vago quasi beffardo. Si stringe nelle spalle e ride " che impero potreste offrirmi quando il mondo è un sudario di morte, il mondo sta morendo, noi stessi stiamo morendo mentre gli altri erodono le radici del mondo, qualunque cosa possiate offrirmi è effimera e destinata a scomparire " direbbe ora. Ovvio che ad un animo non proprio puro come il suo tali offerte risultano allettanti ma ha visto cosa resta del mondo non è sciocco. " Ho visto e causato così tanta distruzione nella mia breve vita da non dubitare che il mondo sta per finire e che nemmeno voi potrete evitarlo " direbbe ora deciso " magari vi crogiolerete in quella distruzione ne trarrete piacere e voi potente come siete potrete sopravvivere, ma quando resterete sola con l'unica compagnia degli altri sarà lunga la vostra vita eterna " direbbe ora. "Quando resterete sola con loro non avrete più nulla da distruggere, nessuno da terrorizzare o cacciare, allora anche per voi sarà meglio morire" concluderebbe. Lui è stato spietato ha distrutto, bruciato, ucciso in passato, ma ormai non ha più significato paragonato al lento morire del tutto.

FLEMETH: [radura/F.D.] Dette tali parole rimane per un attimo in attesa che un grido universale, il suo alto applauso per la proposta, le riempia gli orecchi; e invece in ogni parte da innumerevoli lingue le giunse un atroce sibilo, il suono del pubblico scherno. Stupita se ne chiese il perchè, ma non ne ebbe il tempo. Ancora più stupita di se stessa, percepisce il tendersi del suo muso in una forma scarna e affilata, le ali allungarsi verso il cielo, le zampe uccidere, con gli artigli, la terra sottostante finchè si ritrova a ruggire con un fastidioso suono acuto da infastidire forse persino l'Antico, ma certamente l'umano. Una potenza maggiore la dominava: l'ira. Così l'applauso che aveva in mente diviene un'esplosione di sibili e quel trionfo si muta in vergogna gettata su di sè per propria bocca. "TU, MORTALE, NON IMMAGINI DA CHE POTERE DISCENDO ED IL MONDO SU CUI REGNARE DURERÀ IN ETERNO E LA MORTE CHE TU TANTO ABORRI PERCHÈ TEMUTA, SAREBBE LA RINASCITA PER UNA NUOVA VITA" grida ora gettando schizzi di acido sul terreno tutto intorno. "PARTE DI QUESTO MONDO VERRÀ SALVATO SOLO PER MUTARLA IN UN REGNO CHE MAI AVRA' EGUALI". All'oltraggio ella risponderebbe nell'unico modo in cui ora potrebbe ferire: il collo verrebbe inarcato all'indietro e dopo aver caricato la gola tenterebbe di spruzzare un piccolo raggio d'acido lungo circa 15 metri diretto verso l'umano . Non rimane per pregustarsi la riuscita o la completa disfatta e voltandosi cercherebbe di fuggire da una possibile reazione dell'Antico.

LAEDO:[radura F.D.] Appena il getto viene emesso l'Antico, prontamente, devia il percorso stabilito dell'arma della Nera con il proprio collo lasciando che colpisca le proprie scaglie che con un dolorosissimo crepitio, come di una foglia secca a contatto con la fiamma si contorce in spasmi, vengono rapidamente bruciate sino a lasciare scoperta la carne viva completamente arrossata, come fosse ustionata. Un ruggito viene emesso dall'Antico che riparando l'umano ha assorbito sul proprio corpo la cocente esalazione di un acido potente. La Nera è scomparsa ma l'Antico strizza gli occhi e lascia scoperte le fauci in reazione al dolore mentre il collo si contorcerebbe in spasmi per la violenta reazione al dolore. Ha bisogno di cure.. questa è un tipo di ferita che un drago non può curarsi da solo. "AAAAARRRRRRRHHHHHHH" ruggisce ancora temendo che l'acido possa raggiungere le vene sotto la pelle. La creatura ondeggia, barcolla e sbanda andando a colpire con il tronco alcuni alberi al limitare della radura. Spiegherebbe poi le ali mentre con la propria voce si rivolge a Frederik "Potrebbe tornare..vattene alla cittadella..lì sarai al sicuro" e dopo queste raccomandazioni farebbe leva con le zampe posteriori per fuggire lontano da quella radura alla ricerca disperata di cure.

FREDERIK [radura]: Osserva ascolta, dolore prova a quel verso della nera che pare volergli perforare i timpani. Ma quando nota il collo arcuarsi comprende dopo averla vista gettare acido intorno a se. Non attende di vedere che accade si getta dietro una roccia. Gesto inutile visto che interviene l'antico. Quando andasse ad emergere dal masso scorgerebbe gli esiti di quel brevissimo scontro tra l'acido e la pelle dell'antico. Non dice nulla ascolta soltanto ora mentre anche l'antico si alza in volo lasciando la radura. Rimane solo in quel luogo devastato. Si stringe nelle spalle ed in effetti si è fatto tardi, a passo lento si avvia verso le porte della città, per quella notte ha visto abbastanza. Passo dopo passo scompare tra le ombre. [EXIT]


Laedo, detto l'Antico,
Capostipite della Razza dei Draghi d'Oro
Supremo Sacerdote del Culto del Drago,
Signore dei Draghi dei Regni D'Oriente.
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“Che uomo è un uomo che non rende il mondo migliore”

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18/02/2016 19:49
 
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FREDERICK = 15 PE

FLEMETH = 15 PE


ANNOTAZIONI:

Laedo 1 role di cure



PUNTEGGI AGGIORNATI



-Galian erede di Gandar-
centauro di Plutone
Supremo Custode della natura

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