Regni d'Oriente

Tarik

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    -Galian-
    Post: 277
    Sesso: Maschile
    00 07/03/2014 01:02

    -Nome: Tarik
    -occhi: neri
    -crine: nero
    -manto: castano scuro
    -altezza: 2,60 m
    -peso: 380 kg
    -allineamento: neutrale malvagio
    -descrizione: ha lunghi capelli neri. ha la carnagione molto chiara e ha numerose cicatrici sul corpo, sia sulla parte umana sia su quella equina, simboli delle numerose battaglie a cui ha preso parte fin da quando era un puledro.


    Era nato in un villaggio a nord, costituito di poche abitazioni protette da una misera palizzata di legno d'abete costruita parecchi anni prima della nascita di suo nonno. Suo padre possedeva l'unica fucina del villaggio ed aveva sempre molto lavoro da fare quindi, dal momento che fu capace di reggersi sulle zampe e per tutta la durata della sua adolescenza venne messo al lavoro insieme al fratello maggiore mentre la loro madre si occupava della casa. Lui e suo fratello passavano il tempo libero a correre nella foresta circostante oppure ad allenarsi con spade di legno dove la sua abilità nel combattimento superò presto quella del fratello maggiore. I combattimenti lo rapivano, lo cullavano,ma quando finiva il lavoro nella fucina del padre si precipitava nel bosco. Adorava correre tra gli alberi, quando l'oscurità cominciava a scendere e rendeva indefiniti i contorni delle grandi piante che lo circondavano. Adorava sentire il vento che gli scompigliava i capelli e il tutto il manto. Il fratello correva con lui spesso anche se, crescendo dovevano alternarsi spesso nel lavoro con il padre e quindi correvano spesso da soli. Quando lavorava nella fucina il calore sulla pelle gli piaceva cosi come gli piaceva lavorare il metallo ma agognava la leggera brezza che saltuariamente passava tra le mura e rinfrescavano l'ambiente. Quando correva aveva un luogo tutto suo. Correva sulla cima di una collinetta li vicino e osservava il territorio che lo circondava e poi, a occhi chiusi, si godeva il vento sul suo corpo coperto di sudore per la lunga corsa.Ecco cosa aveva il potere di calmarlo. La fresca brezza sulla pelle nuda del petto e del viso, sul pelo folto del manto, che gli muoveva la coda come una bussola impazzita. Ecco le sue giornate, passate a forgiare lame e attrezzi da lavoro e a correre nel vento. A volte, quando c'era una tempesta usciva solo per sentire la potenza del vento su di lui. Questo fino al giorno dove è cambiato tutto. Lavorando e allenandosi con le spade quasi ogni giorno temprarono il suo corpo, i suoi muscoli crescevano e diventavano più resistenti. Un pò di tempo libero lo aveva utilizzato per forgiare piccole figure di metallo che poi portava nel suo giaciglio e che rappresentavano tanti volatili che osservava durante le sue corse.
    Un giorno stava limando una lama forgiata dal padre quando vide arrivare due centauri più anziani che sorreggevano il corpo di suo fratello. Mentre era a fare una corsa era stato attaccato da alcuni briganti. Morì quella notte, lentamente e soffrendo molto e lui sentì che una parte di lui moriva insieme al fratello. La mattina dopo prese lo spadone a due mani appena forgiato dal padre e partì per vendicarlo, insensibile ai richiami dei genitori. Nel pomeriggio individuò l'accampamento dei briganti e preso dalla rabbia caricò quegli uomini. Il primo di loro, preso alla sprovvista crollò con il cranio spaccato a metà senza nemmeno avere il tempo di alzarsi dal tronco dove era seduto. Dalla lama stava ancora colando la materia cerebrale quando altri due briganti lo attaccarono con due spade mentre gli altri due provavano a prenderlo dai lati. Allora si alzò sulle zampe posteriori e con quelle anteriori scalciò allontanando i suoi due avversari per poi atterrare e girarsi mettendosi con le spalle contro una grossa quercia. Un brigante lo caricò con un ascia e dopo pochi colpi scambiati lo spadone del centauro gli amputò una gamba. Mentre il poveretto strillava di dolore puro il centauro si rialzò e piantò gli zoccoli anteriori sulla cassa toracica dell’uomo frantumandogliela. Adesso doveva affrontare gli altri. Attaccò frontalmente i due avversari che aveva di fronte e incrociò il suo spadone con le loro spade. Lui era bravo ma loro erano in due. A un certo punto uno di loro, sbilanciato troppo dal colpo che aveva tentato, gli mostrò il fianco destro. Con una torsione di polso lo spadone lo trapassò da parte e a parte per poi puntarlo contro l’altro antagonista e tranciargli di netto la testa dopo un paio di colpi. Abbassò lentamente l’arma sbuffando piccole nuvolette di vapore acqueo pensando di aver finito. Il sangue gocciolava lento lungo il filo della lama e andava a creare una piccola pozza di sangue sul terreno. All’improvviso un colpo di lancia lo ferì al braccio destro. Per fortuna il brigante sopravvissuto si era sbilanciato troppo nella fretta di vibrare il colpo e cosi la ferita non era profonda. Con due colpi di spadone la lancia venne spezzata e il brigante si diede alla fuga. Preso dalla rabbia lanciò la sua lama contro il brigante e la lama lo trapassò proprio in mezzo alla schiena. Con lentezza, studiando l’uomo che gemeva si avvicinò. Estrasse la spada e gli tagliò la testa. La sua spada quel giorno si macchiò di cosi tanto sangue che al sorgere della luna essa non rifletteva la sua luce. Dei cinque briganti non restavano che i cadaveri mutilati che lui osservava con un misto di tristezza e appagamento per la vendetta appena consumata. Quel giorno perse la sua innocenza e si guadagnò la sua prima cicatrice sul braccio destro.
    Quella notte si fermò li a riposare,a medicarsi la ferita e a pulire la spada osservando tutta la notte i cadaveri che lo circondavano. Il giorno seguente partì, senza fretta e senza dare una sepoltura ai briganti, per ritornare a casa. Suo malgrado quando giunse in vista del villaggio vide solo del fumo nero salire verso il cielo e quindi si mise a correre. Con orrore senti il lezzo dei cadaveri e l'odore del fumo. Cenere e aria gelida entravano nei suoi polmoni ad ogni respiro mentre con passo malfermo si dirigeva verso i resti della fucina dei suoi genitori. Le lacrime uscirono copiose mentre si accucciava vicino al cadavere della madre, mentre puliva la fuliggine dal suo corpo e osservava la ferita di lancia che le aveva trapassato il petto. Con una mano si pulì il viso sporcandosi di sangue. Tutto intorno vedeva le tracce, avevano attaccato il suo villaggio e ucciso tutti, lui era l’unico superstite. Con le zampe che tremavano si alzò e si avvicinò al cadavere del padre. Gli accarezzò un ultima volta il manto e poi si mise a cercare qualche provvista in mezzo alla cenere e trovò le figure di metallo che aveva forgiato. Le ripulì dalla fuliggine e stringerle gli provocava un groppo in gola e cosi le mise in un sacchetto che portava sempre al fianco. Prima di partire diede una sepoltura ai suoi genitori vicino alla tomba scavata per il suo fratello, poi prese due spade che,insieme allo spadone, erano il ricordo del padre...della sua vita precedente. Poi con passo lento, come se stesse marciando, uscì dai resti del villaggio senza voltarsi indietro.
    La sua vita da allora è stata tutta un vagabondare. Andava di città in città, visitò tutto il nord per poi dirigersi a sud. Se scoppiava una battaglia mentre era in zona vi partecipava, in parte per saziare la sua sete di sangue e in parte perchè nel profondo si vergognava di non essere morto con i genitori cosi come era suo destino. Strinse molte amicizie nei suoi viaggi ma mai cosi profonde da convincerlo a fermare i suoi vagabondaggi. Si guadagnava da vivere facendo il cacciatore di taglie o con i bottini di guerra eppure, nonostante le numerose ferite che che gli venivano inflitte, non era mai stato ucciso o in punto di morte. Solo le cicatrici e gli incubi che lo perseguitavano, il sacchetto di pelle contenente le figurine di metallo forgiate lo calmavano ricordandogli ciò che aveva perso, ma la tranquillità dell'anima e la quiete della sete di sangue l'aveva quando il vento lo colpiva. Adorava la carica prima di ogni battaglia, gli sembrava che il vento stesso corresse con l'esercito e si abbattesse con la sua tremenda potenza sui loro nemici. Durante ogni battaglia il vento conduceva alle sue narici l'odore del sangue e questo lo spronava a combattere con più forza, più vigore, per spandere ancora più sangue.

    -skill richiesta:abilità armi da guerra pesanti


    -Galian erede di Gandar-
    centauro di Plutone
    Supremo Custode della natura

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    -Galian-
    Post: 277
    Sesso: Maschile
    00 07/03/2014 01:06
    BG APPROVATO

    SKILL ABILITA' ARMI DA GUERRA PESANTI= APPROVATA

    BRANCO = SELENE

    PIANETA PROTETTORE= MERCURIO

    ELEMENTO= ARIA/VENTO



    ANNOTAZIONI:

    - ora puoi far richiesta per entrare in una gilda
    - dovrai sostenere la quest per ricevere la pietra planetaria
    - ricevi il primo livello di tutte le skill innate dei centauri


    -Galian erede di Gandar-
    centauro di Plutone
    Supremo Custode della natura